Lucio Dalla Lucio Dalla

Emilia

Le alpi, si sa, sono un muro di sasso, 
Una diga confusa, fanno tabula rasa 
Per noi che qui sotto, lontano, più in basso, abbiamo la casa, 

La casa ed i piedi in questa spianata 
Di sole che strozza la gola alle rane, 
Di nebbia compatta, scabrosa, stirata, che sembra di pane, 

Ed una strada antica come l'uomo 
Marcata ai bordi dalle chiacchiere di un duomo 
E fiumi, falsi avventurieri 
Che trasformano i padani in marinai non veri. 

Emilia sdraiata fra i campi e sui prati, 
Lagune e piroghe delle terramare, 
Guerrieri del nord dai capelli gessati 
Ne hai visti passare 

Emilia allungata tra l'olmo e il vigneto 
Voltata a cercare quel mare mancante 
E il monte appennino raccontando un segreto diventa un gigante 
Lungo la strada, tra una piazza e un duomo 
Hai messo al mondo questa specie d'uomo 

Vero, aperto, finto e strano 
Chiuso, anarchico, verdiano, 
Brutta razza l'emiliano 

Emilia sognante fra l'oggi e il domani, 
Di cibo e motori, di lusso e balere 
Emilia di facce, di grida, di mani sarà un grande piacere 
Vedere, in futuro, da un mondo lontano 
Quaggiù, sulla terra, una macchia di verde, 
E sentire il mio cuore che battendo più piano là dentro si perde… 

Ora ti saluto, è quasi sera, si fa tardi, 
Si va a vivere o a dormire da las vegas a piacenza, 
Fari per chilometri ti accecano testardi 
Ma io sento che hai pazienza, devi ancora sopportarci…